Pathé Frères
Pathé S.A., Paris, France
Charles Pathé nacque a Vincennes nel 1863; ebbe quattro fratelli e due sorelle. Nel 1889 Charles emigrò in Argentina e solo due anni più tardi tornò in Francia più povero di come era partito. Dovette ricorrere all'aiuto del padre per intraprendere un'attività: divenne quindi restauratore, un lavoro, tuttavia, che non soddisfaceva. Una domenica del mese di ottobre 1889 si trovava al mercato di Vincennes, e vide un fonografo: se ne innamorò e lo acquistò per 2.000 franchi. Acquistò pure un Kinetoscope, una "scatola" dentro la quale si poteva vedere un "film". Il 13 giugno 1895 iniziò una collaborazione con l'inventore Joseph Joly, al fine di disegnare una nuova macchina per vedere filmati. Purtroppo da tale collaborazione non nacque nulla di positivo. A questo punto Charles propose ai fratelli di mettere insieme le loro sostanze e di creare una società. Con 24.000 franchi di capitale i quattro fratelli Charles, Emile, Theophile e Jacques, fondarono la "Pathé Frères", e scelsero, come simbolo della loro società, il galletto farncese. Quasi subito i fratelli Theophile e Jacques, non credendo nel successo di quell'impresa, lasciarono la società, che a questo punto veniva condotta dai soli Charles e Theophile. Nell'ottobre del 1897, insperatamente, i due fratelli trovarono un grande interessamento nel loro lavoro da parte dell'industriale Grivolas, che convinsero ad investire ben 100.000 franchi nella società. I due fratelli si divisero i compiti: Thephile si occupò del settore fonografi, mentre Charles, da sempre attirato dal nascente "Cinema", si occupò dello sviluppo di questo settore. Fino al 1899 la Pathé Freres si preparò per il grande salto. E' infatti in questo anno che i Pathé misero a punto, con l'aiuto di Victor Continsouza, un nuovo congegno per trasmettere film. E poco dopo venne pubblicato il primo film della società Pathé. Si intitolava "L'arrivo di un treno alla stazione di Vincennes". Si trattava di una imitazione di un soggetto dei fratelli Lumière. Il "filmino" ebbe un certo successo. Ed infatti il sig. Ferdinand Zecca, un artista che si esibiva nelle fiere e nei mercati, fu assunto dai Pathé per "raccontare" e quindi dare voce ad alcuni film lunghi venti metri di pellicola e che duravano un minuto. Così nacquero "Alì Babà e i quaranta ladroni" e "Un viaggio verso la Luna". Più avanti da film di poco conto i Pathé passarono a raccontare gli eventi storici contemporanei. Nacquero così "L'affare Dreyfuss" e "La guerra tra Russia e Giappone". I fratelli Pathé avevano trovato la loro strada e i loro documentari divennero periodici, in Francia il "Pathé Journal", in Inghilterra la "Pathé Gazette" e in America il "Pathé Weekly". Nel 1906 si decise di costruire a Joinville una fabbrica gigantesca dove si producevano film, documentari e materiale per il cinema. Nel 1919 la società contava ben 5.000 dipendenti nella sola Francia e 1.500 in altri paesi. Nel 1921 la Pathé iniziò la produzione di film nel formato 9,5mm, che aveva la particolarità di avere i fori nel centro; contemporaneamente la società mise in vendita l'apposito proiettore, denominato "Pathé Baby". Due anni dopo nasceva la prima cinepresa della onorata ditta Pathé: la Pathé Baby. Pesava poco solo 0,650 kg. ed aveva misure contenute (42x105x100), era munita di un obbiettivo Roussel Kynor 1:3,5/20mm. Era costruita in Bachelite (dal nome del suo inventore belga Leo Hendrik Baekeland) e conteneva 8,5 metri di film. Come detto utilizzava il formato 9,5mm. Nel 1927 avvenne uno storico incontro tra Charles Pathé e George Eastman, padre padrone della Kodak. Dall'accordo intervenuto tra i due, nacque la Kodak-Pathé Co. nella quale era confluito completamente il settore della Pathé che si occupava della fabbricazione delle pellicole. Eastman divenne padrone assoluto della società, considerato il fatto che era riuscito ad acquisire il 51% di tale società. L'1 marzo 1929 Charles Pathé si vide costretto a lasciare anche la sua Pathé Cinéma. A causa della sua salute malandata aveva perso tutto il suo potere. Ed infatto fu costretto a cedere una parte del suo capitale al ricco Bernard Natan, il quale utilizzò i sessantaquattro cinematografi francesi per presentare i film americani. La situazione finanziaria non era brillante e dieci anni dopo si arrivò sull'orlo del fallimento. La situazione era indubbiamente disperata, ma intervenirono al salvataggio della società alcune banche. Nacque così una nuova società, molto più solida, con il nome di "Société Nouvelle Pathé Cinéma": Charles Pathé venne chiamato a divenirne presidente onorario. Charles Pathé morì a Montecarlo il 26 dicembre 1957, come uomo ricchissimo e come colui che aveva contribuito in modo sostanziale all'introduzione del film per amatori. Per quanto riguarda le cineprese prodotte dalla casa francese, della Pathé Baby si è già detto. Nel 1926 usciva la Pathé Moto Camera. Si trattava di una cinepresa con un meccanismo a molla, ben più pesante (pesava infatti un chilo e mezzo) e un po' più grande della Pathé Baby. Dopo la seconda guerra mondiale l'inventore di nazionalità svizzera Jean Wesbrodt portò a Pathé un nuovo prototipo di cinepresa. Pathé la mostrò a Jacques Broïdo, un esperto commerciale, che si dichiarò entusiasta della macchina. Nel 1946, dalla combinazione dei nomi dei tre protagonisti, nacque la Pathé Webo modello A. Si trattava di una macchina a cartuccia con un meccanismo che le consentiva di sviluppare un film di 15 metri nel formato 9,5mm. Sempre nel 1946 Pathé iniziò a produrre anche un'ottima 16mm, la "Pathé Webo M 16", anche nel modello Super. Si trattava di cineprese piuttosto pesanti (kg. 2,700) che necessitavano di un treppiede per poter essere agevolmente utilizzate. Nel 1965 questo modello fu disponibile nel formato Super8, con il modello "Pathé Webo DS 8 BTL", che utilizzava una bobina che portava un film lungo ben 30 metri. La macchina era anche dotata di un misuratore della esposizione che si trovava nel mirino.
Pathè Baby
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Pathè Baby con carica a molla
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Pathè Mondial B
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Pathè National II
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Il modello Pathé Motocamera fu introdotto nel 1928. E' fornita di un obbiettivo H. Roussel Kinor da 1:3,5/20mm. La macchina pesa kg. 1,450, e misura 61x120x120 mm.
Il corpo è in metallo, ricoperto di pelle nera. Il meccanismo doveva essere caricato interamente per poter filmare 10 metri di pellicola. Questa macchina poteva essere dotata di una titolatrice, chiamata "Pathexgraph", che veniva agganciata al corpo mediante un accessorio. Con questa macchina era possibile anche fare una tacca sul bordo della pellicola; in tal modo si "comunicava" al proiettore che doveva fermarsi per proiettare quel singolo fotogramma. Ciò consentiva, ad esempio, di porre un titolo su un particolare fotogramma, oppure di utilizzare quel fotogramma come una sorta di fotografia. La Pathe fu la prima ad escogitare questo sistema.
La macchina in mio possesso funziona a meraviglia, è dotata di tre caricatori con film originale e sei filtri per l'obbiettivo.
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Pathé Webo M Super 16
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Pathé Webo A 9,5
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Pathéscope "H"
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Pathescope Mondial B
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