
Arco Photo Industries Co. Ltd., Giappone
Iniziò con la fabbricazione di treppiedi per macchine fotografiche e cineprese. Ma è nel 1949 che Kato decise di dare una svolta alla propria vita. Nel mese di luglio di quell'anno fondò la Arco. Questo nome deriva dalla parola portoghese che in inglese significa "arch"; ciò è presto spiegato dal fatto che prima della guerra mondiale Kato passò tre anni della sua vita in Brasile. La prima innovazione a cui si dedicò fu la messa a punto e il miglioramento dei treppiedi. Fino ad allora il treppiede era fisso, non poteva essere regolato in altezza. Sicché Kato inventò e mise in produzione un treppiede che poteva essere regolato in quattro posizioni prefissate. La società allora produceva anche filtri e telemetri. La Arco, all'inizio si dedicò principalmente alla fabbricazione di macchine fotografiche 35mm: Kato aveva avuto la grande fortuna di conoscere e di portare con sè un grande designer come Masao Abe. Ma durante un suo viaggio negli Stati Uniti Kato si avvide delle grandi potenzialità del formato 8mm delle cineprese. Acquistò una DeJur e la portò in Giappone. La mostrò quindi ai suoi tecnici, invitandoli a studiare una cinepresa con le medesime caratteristiche, ma con una torretta che portasse tre obiettivi, in modo da consentire all'operatore di cambiare focale con un solo gesto della mano. Era l'ottobre del 1956 e la prima cinepresa Arco vide la luce. La Arco fu quindi la terza fabbrica giapponese, dopo la Cinemax e la Elmo, a produrre cineprese. Ma se era solo la terza era senza dubbio la prima in qualità. Una cinepresa con una torretta a tre obiettivi non si era mai vista in Giappone. La prima cinepresa prodotta fu la "Arco 8 K", che all'esterno fu progettata da Yukio Sano mentre l'interno era ancora una volta opera del grande Masao Abe. I meccanismi interni erano sì copiati da altre cineprese che erano uscite sul mercato, ma Abe li aveva enormemente migliorati e ridotti di dimensione. Ben presto la Arco iniziò a produrre altre macchine sempre di grande pregio e con meccanismi di alta precisione. Un altro passo che si rese necessario fu la diminuzione dei prezzi: le Arco erano splendide macchine ma costavano anche molto, la Arco Technica costava la bellezza di 78.000 yen, che era indubbiamente una bella cifra per l'epoca. I successivi modelli arrivarono a costare anche la metà, come il modello "804", o la "CH-8" che costava addirittura quasi un terzo. D'altra parte la feroce concorrenza delle altre case giapponesi e mondiali non le consentivano di vendere a prezzi maggiori. Tuttavia la Arco non volle mai ridurre la qualità dei suoi prodotti, e si sa, la qualità ha un costo. Sicché la produzione aveva un costo elevato ma le vendite non riuscivano a coprire detti costi. Alla fine del 1960 la Arco era sull'orlo del fallimento: riuscì comunque a produrre ancora ottime macchine, ma l'assemblea degli azionisti, nella primavera del 1961, si vide costretta a decretare la chiusura definitiva della società. In altre parole il destino della Arco in Giappone fu il medesimo della Nizo in Europa: la qualità dei materiali, degli obiettivi, dei meccanismi erano di altissimo livello, ma costavano cari; in pratica solo pochi eletti potevano permettersi di acquistare questi prodotti. E in una società dove si badava soprattutto alla produzione di massa, e ad immettere sul mercato prodotti medi ma che tutti potevano permettersi, non c'era posto per una società come la Arco.
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Arco CH-803 A Technica (K 803)
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